I casi nei quali un insider denuncia brogli e corruzione sul proprio posto di lavoro sono sempre più numerosi: nel 2015 la sola Autorità nazionale anticorruzione (ANAC) ha ricevuto 200 segnalazioni. Una media di 17 al mese, che si è mantenuta costante nel 2016 e cresce sensibilmente nel 2017.
I cittadini che decidono di esporsi in prima persona, segnalando casi di corruzione e ruberie a danno della collettività, sono i primi veri garanti della legalità, ma nonostante questo non godono oggi di una protezione adeguata, né gli viene riconosciuto alcun merito dalle istituzioni che essi difendono. In assenza di tutele e garanzie, moltissimi episodi di corruzione non emergono, perché chi ne è stato testimone ha paura a denunciare temendo per il proprio posto di lavoro o, alcune volte, per la sua stessa vita. Così come i testimoni di giustizia hanno contribuito a contrastare le mafie, i whistleblower hanno un ruolo indispensabile nell’arginare la corruzione, fenomeno che costa svariati miliardi di euro al nostro Paese e che mina la qualità di servizi essenziali come sanità, trasporti pubblici e scuole.
La Camera ha approvato il 21 gennaio 2016 una proposta di legge sulla protezione dei whistleblower. La proposta di legge è una buona base di partenza che può però essere migliorata e resa ancor più utile ed efficace. Noi di
Riparte il futuro, partendo dalle esperienze e dalle buone pratiche internazionali, chiediamo ad una sola voce al Parlamento che la proposta di legge in loro difesa non resti bloccata.
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